venerdì 18 gennaio 2019

[Recensione] "Vox" di Christina Dalcher

Cari Sognalettori, 
oggi vi parlo di "Vox" di Christina Dalcher, romanzo pubblicato lo scorso settembre dalla Casa Editrice Nord, che mi ha tenuto compagnia negli ultimi giorni.

Vox
Christina Dalcher




Editore: Nord
Prezzo: Rigido 19,00€ Ebook 9,99€
Pagine: 416
Terminato di leggere il: 14/01/2019

Trama: Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne. Ogni giorno pronunciamo in media 16.000 parole. Parole che usiamo per lavorare, per chiacchierare con gli amici, per esprimere la nostra opinione. Ma, se non facciamo sentire la nostra voce, ci rimarrà solo il silenzio…

Recensione

La curiosità mi ha attirato verso questa lettura sin dal momento della sua pubblicazione. Ero sinceramente attratta dalla copertina che, seppure apparentemente anonima, racchiudeva in sé l'anima di questo romanzo, un'anima riportata nella trama usando solo le 100 parole a disposizione della protagonista. 

La storia è di una crudeltà e potenza infinita e narra di un momento nero della vita politica e sociale degli Stati Uniti. La protagonista, Jean, vi accompagnerà nella sua vita in una società totalmente impazzita nella quale le donne sono quasi dei fantasmi, non occupano più alcun posto gerarchico, sono obbligate a non lavorare e a fare solo le massaie e le mamme, l'ulteriore aggravante è che non possono nemmeno parlare. 
Tutte le donne di qualsiasi età sono obbligate ad indossare un "contatore" a forma di bracciale che conta a tutti gli effetti le parole pronunciate: il limite massimo giornaliero è di 100 parole e superato questo limite viene rilasciata una scarica elettrica via via sempre più forte. 

La storia vi colpirà come un fiume in piena, vi farà riflettere moltissimo ma anche arrabbiare. È inaccettabile e fa molto paura anche il solo pensiero che una società possa tornare indietro nel tempo e eliminare quasi totalmente la figura della donna, non dopo tutte le lotte e tutte i soprusi che quest'ultime hanno dovuto sopportare e che sopportano ancora.
 Jean vi accompagnerà alla scoperta di questa società e del sistema che da un anno governa il paese, dove chi lotta viene mandato in una specie di campo di concentramento a fare i lavori forzati.

 Ammetto che nonostante la storia abbia delle fondamenta travolgenti nel suo complesso non mi ha catturato come avrei voluto: la maggior parte delle volte ho trovato la narrazione un po' confusionaria; la protagonista, presa dall'angoscia della situazione che sta vivendo, passa troppo repentinamente da una problematica all'altra e, ammetto, che ben più di qualche volta, non sono riuscita a starle molto dietro e sono stata costretta a rileggere intere pagine per riprendere il filo del discorso. 

Troppe cose sono state date per scontate e non raccontate nell'immediato: ancora adesso non saprei dirvi con certezza cosa ha portato un paese come l'America ad attuare il piano di un pazzo, una specie di Hitler americano travestito da prete. 

L'autrice, infine, si dilunga per pagine e pagine parlando di tesi di neuroscienze e di biochimica che potrei paragonare all'arabo visto e considerato che sono solo una ragioniera: non ho ben compreso e apprezzato l'utilità delle nozioni fornite in maniera così specifica visto e considerato che si tratta di un libro di narrativa e non di un trattato medico. 

La conclusione del romanzo, superati i capitoli critici a tema scientifico che hanno rallentano la mia lettura, mi ha colto di sorpresa: la protagonista che sino a quel momento aveva dato prova di un carattere mite e incline alla sottomissione, senza troppa voglia di mettersi in gioco e lottare per i suoi diritti, cambia improvvisamente e tira fuori la determinazione che avrei voluto vedere sin dalle prime pagine. È come se la protagonista avesse sedato la tigre che c'è in lei sino alla conclusione, sino a quando, satura da quanto ha dovuto sopportare, esplode come una specie di bomba nucleare che in poche ore cambia tutto. Avrei voluto che la protagonista fosse determinata per tutta la durata della narrazione e non rassegnata come invece è stata. 

Certamente con il finale rivoluzionario ha dato diversi punti a favore dell'intero romanzo, tuttavia anche la conclusione sarebbe potuta essere sviluppata diversamente, oltre ad essere un po' meno frettolosa. Dopo aver trascorso diversi capitoli alle prese con trattati di neuroscienze e dopo aver tenuto a bada la femminista che è in me sin dalle prime pagine, mi aspettavo un finale più completo ed invece, ancora per l'ennesima volta, le cose vengono descritte in maniera superficiale in modo da offrire al lettore quasi solo un lieve assaggio di quello che ha sotto gli occhi. Sono rimasta con milioni di domande e pochissime risposte. 

Nel complesso lo stile dell'autrice è fluido e incalzante, e il linguaggio utilizzato è semplice e quotidiano ad esclusione delle parti in cui sembra di passare alla lettura di una rivista scientifica. Le descrizioni sono mal distribuite e insufficienti, quelle iniziali che avrebbero dovuto aprire le danze sono superficiali, l'autrice punta tutto sull'esperienza personale della protagonista senza andare oltre. 
Nel resto del romanzo le descrizioni sono elementari e mai minuziose a tal punto da far perdere al lettore ogni cognizione del tempo e dello spazio. Ho avuto la netta sensazione che l'autrice abbia voluto appositamente tenere il lettore nella sua posizione di ospite esterno senza volerlo far entrare completamente nella lettura. 

Purtroppo questa lettura non mi ha convinto completamente e ha deluso le mie altissime aspettative lasciandomi insoddisfatta. L'autrice ha sicuramente molto da dare al pubblico di lettori e il mio unico consiglio è quello di lasciarsi andare di più e di interagire con il lettore stesso il più possibile. Spero che il prossimo romanzo sia in grado conquistarmi di più! 

Anche se non ho amato particolarmente questo libro, vi consiglio di dedicargli qualche ora, di arrabbiarvi durante la lettura, di lasciarvi trascinare in una società perversa e malsana e di lottare per guarire la malattia che invade la mente degli uomini. 
Naturalmente fatemi sapere cosa ne pensate.

Buona Lettura!
N.

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