venerdì 19 gennaio 2018

5 cose che...#8

Cari Sognalettori,
oggi è finalmente venerdì, e di conseguenza eccoci qui con questa deliziosa rubrica creata da Twin Books intitolata 5 cose che... ogni settimana cambierà il tema trattato e in base a quello che è stato scelto sul gruppo vi elencherò le 5 cose che per me rappresentano il tema corrente ^-*
Sono sicura che vi divertirete moltissimo ^-^  
Il tema scelto per questa settimana è... 
5 CLASSICI CHE MI VERGOGNO DI NON AVER ANCORA LETTO
Chissà che magari il 2018 possa essere l'anno giusto per recuperare qualche lettura di questo tipo!
Ma ecco a voi le mie scelte:

* "Guerra e pace" di Lev Tolstoj
Sette anni occorsero a Tolstoj (dal 1863 al 1869) per comporre uno dei capolavori della letteratura ottocentesca. L'ossatura del romanzo, sullo sfondo delle guerre napoleoniche - dal 1805 alla travolgente insurrezione di tutto il popolo russo nel 1812 - è data dalle vicende di due grandi famiglie dell'alta nobiltà, i Rostov e i Bolkonskij, depositari dei valori autentici e genuini, intrecciate a quelle dei corrotti e dissoluti Kuragin. Spiccano, nella moltitudine di personaggi, le figure di Natasa, fanciulla e poi donna di straordinaria purezza e d'indole forte e impetuosa; del principe Andrei, che porta il suo orgoglio nella guerra, nella prigionia e nell'infelice amore per Natasa; dell'enigmatico e complesso Pierre Bezuchov, capace di autentica adesione al «dolore del mondo».
* "I dolori del giovane Werther" di Goethe
Nel 1878 Goethe pubblicò una seconda stesura del romanzo, destinata a diventare un classico della letteratura tedesca mondiale. Ai nostri giorni, passate le mode e i furori wertheriani, e di là dalla sua importanza storica come primo grande testo del romanticismo, l'opera conserva un fascino profondo, una sua inconfondibile originalità che si dispiega nell'adesione della frase ai successivi stati emozionali del personaggio, ora rapito nell'osservare la bellezza estasiante di un frammento di natura, ora rinchiuso in se stesso, mentre nel suo cuore si agitano tempestose passioni.
* "Il Conte di Montecristo" di Alexandre Dumas
Nel febbraio del 1815, a Marsiglia, il marinaio Edmond Dantès viene falsamente accusato di bonapartismo e arrestato nel giorno delle nozze, alle soglie di una brillante carriera navale. Durante la prigionia nel castello d'If, uno scoglio in mezzo al mare, affina un odio feroce per gli autori della sua rovina e, quando l'amicizia con un altro prigioniero gli procura l'evasione nonché un favoloso tesoro, ne farà lo strumento di una vendetta grandiosa e spietata. Le mille identità che il conte assume per preparare la trappola ai suoi nemici, i suoi viaggi, gli avvelenamenti, gli intrighi, le scomparse, i ritorni: questo grande fiume creato dalla penna infaticabile di Dumas sa far voltare pagina come pochi altri, con la stessa urgenza con cui i lettori di due secoli fa aspettavano l'uscita della puntata successiva.
* "Il Giovane Holden" di J.D. Salinger
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora.
* "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez
Da Jose Arcadio ad Aureliano Babilonia, dalla scoperta del ghiaccio alle pergamene dello zingaro Melquìades finalmente decifrate: Cent'anni di solitudine di una grande famiglia i cui componenti vengono al mondo, si accoppiano e muoiono per inseguire un destino ineluttabile, in attesa della nascita di un figlio con la coda di porco. Pubblicato nel 1967, scritto in diciotto mesi, ma "meditato" per più di tre lustri, Cent'anni di solitudine rimane un capolavoro insuperato e insuperabile, che nel 1982 valse al suo autore I'assegnazione del premio Nobel. Un libro tumultuoso con i toni della favola, sorretto da una tensione narrativa fondata su un portentoso linguaggio e su un'invidiabile fantasia. Garcia Marquez ha saputo rifondare la realtà e creare Macondo, il paradigma della solitudine, una situazione mentale e un destino più che un villaggio. Lo ha costretto a crescere avvinghiato alla famiglia Buendia. Lo ha trasformato in una città degli specchi e lo ha fatto spianare dal vento. In questo universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, galleggia una moltitudine di eroi predestinati alla sconfitta, cui fanno da contraltare la solidità e la sensatezza dei personaggi femminili. Su tutti domina la figura del colonnello Aureliano Buendia, il primo uomo nato a Macondo, colui che promosse trentadue insurrezioni senza riuscire in nessuna, che ebbe diciassette figli maschi e glieli uccisero tutti, che sfuggì a quattordici attentati, a settantatre imboscate e a un plotone di esecuzione per finire i suoi giorni chiuso in un laboratorio a fabbricare pesciolini d'oro.

La lista potrebbe andare avanti all'infinito -.-"
Ma ora tocca a voi! Tirate fuori i vostri scheletri dagli armadi o meglio dalle librerie ;)
come sempre sono curiosissima!
N.

13 commenti:

  1. Ciao! Anche io non ho letto nessuno di questi classici. :)

    RispondiElimina
  2. Non ho mai letto un libro di Marquez... ma prima o poi lo farò :)

    RispondiElimina
  3. "Cent'anni di solitudine" ce l'ho in casa da tantissimo tempo, ma ho un'edizione vecchia con un font minuscolo, dovrei prenderne una migliore :)
    Se ti va di passare qui ci sono i miei 5 classici: https://ombre-angeliche.blogspot.ch/2018/01/5-cose-che-5-classici-che-mi-vergogno.html

    RispondiElimina
  4. Non ho letto nessuno di questi, ma alcuni li conosco e dovrei aggiungerli alla lista di quelli da leggere :)

    Mon

    RispondiElimina
  5. Ho letto solo Goethe tra questi, di Marquez ho letto l'amore ai tempi del colera

    RispondiElimina
  6. 'I dolori del giovane Werther' è probabilmente il mio classico preferito :)

    RispondiElimina
  7. Ciao :) ti ho scoperta con la rubrica e mi sono aggiunta ai lettori fissi!
    Ottime scelte, per "Cent'anni di solitudine" hai scelto un'edizione bellissima, mi salterebbe subito all'occhio in libreria!

    RispondiElimina
  8. Ciao, a parte Cent'anni di solitudine che ho recuperato quest'estate (trovi la recensione sul blog), anche io non ho letto i tuoi; qui i miei: http://ioamoilibrieleserietv.blogspot.com/2018/01/5-cose-che-14-5-classici-che-mi.html

    RispondiElimina
  9. Oddio non li ho letti! Altro che 5, i classici che non ho ancora letto sono molti di più :(

    RispondiElimina
  10. Lo ammetto... ho odiato Cent'anni di solitudine! L'ho finito ma davvero a fatica!

    RispondiElimina
  11. Ho letto soltanto Il giovane Holden di cui ho un bellissimo ricordo, seppur l'abbia letto molti anni fa :) Gli altri (shame on me) non li ho mai affrontati...

    RispondiElimina
  12. Tra questi ho letto Goethe... e mi è piaciuto da impazzire! Proprio per questo io vorrei leggere tantissimo Le ultime lettere di Jacopo Ortis :)

    RispondiElimina